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E' Architettura

2023-11-17 22:35

Vincenzo Fiore

Primo Piano,

E' Architettura

E’ Architettura?Mi occupo di Architettura da mezzo secolo, e ciò che ho capito è che con il termine "Architettura" si camuffano molti "prodotti" che n

E Architettura?

Mi occupo di Architettura da mezzo secolo, e ciò che ho capito è che con il termine "Architettura" si camuffano molti "prodotti" che necessitano di un altro termine per essere identificati. Possiamo definire opere architettoniche quelle strutture costruite e progettate da algoritmi concepiti da urbanisti e codificati da funzionari comunali? Gli spazi, gli edifici, il verde, le aree di parcheggio nei nostri quartieri sono stati plasmati dai numeri: cubature, piani arretrati, altezze massime, distacchi minimi, ecc. Sono termini familiari a chi si occupa di costruzione nei nostri territori; in altre parole, sono stati i numeri imposti dalle norme che, di fatto, plasmano le strutture che modificano il territorio e interagisce con la vita dei cittadini. Parlo dei prodotti derivati da normative, spesso disoneste e molte volte frutto di pregiudizi ideologici e mancanza di preparazione disciplinare. Parlo dei piani urbanistici.

 

Successivamente, siamo stati costretti a vivere le "trovate" di alcuni maestri ben retribuiti che, sotto l'effetto chissà di quale ispirazione, ci propinano enormi "pannocchie", nuvole, alti edifici inclinati o deformi volutamente e non a causa di difetti costruttivi. Poi subiamo la moda dei Dubaisti. Non ci troviamo più nell'ambito dell'architettura; questa è un'altra cosa. Mi scuso e lo faccio in particolare a chi gradisce questi costrutti. Devono essere definiti "costruzioni" che non hanno nulla a che fare con l'opera architettonica.

 

Quando abbiamo cercato di confrontarci con regole meno stringenti, abbiamo causato i maggiori danni. Le vele di Scampia e lo ZEN di Palermo sono gli esempi più paradossali. Dove abbiamo sbagliato? Forse l'errore più eclatante è stato compiuto nelle scelte derivate dal dibattito aperto nel mondo dei progettisti negli anni cinquanta, che è durato 40 anni. Forse l'errore è stato quello di concedere un alibi culturale a degli affaristi, consegnando ingenuamente la splendida eredità lasciataci dai Maestri del razionalismo a individui interessati solo a fare soldi-

Larchitettura sociale degli anni '70 è stata caratterizzata da una serie di progetti ambiziosi, miranti a risolvere i problemi abitativi e sociali delle comunità urbane. Tuttavia, alcuni di questi progetti, come Scampia a Napoli o ZEN a Palermo, hanno avuto risultati molto negativi, portando addirittura all'abbattimento delle "Vele di Scampia". In questo articolo, esploreremo le ragioni dietro questi fallimenti e cercheremo di individuare gli errori fatali commessi dagli architetti responsabili di tali progetti.

Progettazione senza coinvolgimento della comunità

Uno dei principali errori commessi nella progettazione degli edifici sociali degli anni '70 è stato il mancato coinvolgimento delle comunità interessate. Gli architetti, probabilmente guidati da una visione utopistica, hanno progettato e costruito questi complessi residenziali senza consultare adeguatamente i futuri residenti. Questo ha portato a una mancanza di adattamento alle reali esigenze e aspettative delle persone, creando un ambiente alienante e poco funzionale. 

Mancata manutenzione e degrado

Un altro fattore che ha contribuito al fallimento di molti di questi progetti è stata la mancata manutenzione degli edifici nel corso degli anni. Dopo la fase iniziale di costruzione, molti complessi residenziali sono stati abbandonati a se stessi, senza una gestione adeguata e senza interventi di manutenzione regolari. Questo ha portato al rapido degrado delle strutture, con conseguente aumento della criminalità, della disoccupazione e della povertà all'interno di queste comunità

Mancanza di servizi e infrastrutture

Un altro grave errore commesso nella progettazione degli edifici sociali degli anni '70 è stata la mancanza di servizi e infrastrutture adeguati. Spesso questi complessi residenziali sono stati costruiti in aree isolate, lontane dai centri urbani e privi di collegamenti efficienti con i trasporti pubblici. Inoltre, la mancanza di servizi come scuole, ospedali e negozi ha contribuito a rendere queste comunità poco attraenti e svantaggiate.

Esperienze negative e stigmatizzazione

Gli edifici sociali degli anni '70 hanno spesso subito una forte stigmatizzazione sociale. A causa della loro reputazione negativa, molte persone hanno evitato di vivere in questi complessi residenziali, portando a una concentrazione di persone svantaggiate e a un ulteriore impoverimento delle comunità. Questo ha contribuito a creare un circolo vizioso di degrado e disgregazione sociale, rendendo ancora più difficile trovare soluzioni a lungo termine per questi problemi.

Conclusioni

In conclusione, gli edifici sociali degli anni '70 come Scampia a Napoli o ZEN a Palermo hanno avuto risultati disastrosi a causa di diversi fattori. L'assenza di coinvolgimento della comunità nella progettazione, la mancanza di manutenzione e la carenza di servizi adeguati sono solo alcune delle ragioni dietro questi fallimenti. È sicuramente importante imparare da queste esperienze negative e assentarmi un approccio più olistico nella progettazione degli edifici sociali, vedremo tenendo conto delle reali esigenze delle comunità e garantendo un adeguato supporto e manutenzione nel lungo periodo. Solo così sarà possibile evitare che si ripetano gli errori del passato e creare ambienti urbani inclusivi e funzionali per tutti.

 

In generale e dal punto di vista superficiale, la risposta che molti forniscono potrebbe non essere sufficiente per me. La questione da affrontare è squisitamente disciplinare e riguarda l'architettura nella sua intima essenza, aprendo un dibattito su cosa essa sia oggi e quale ruolo svolga nella nostra struttura di comunità.

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