Questa riflessione nasce per capire perché, gli strumenti propri dell’Architettura, non sono bastati a dare risposte adeguate alle esigenze abitative popolari e non è riuscita a costruire luoghi dignitosi nelle periferie delle nostre città-
Secondo Platone, l'Architettura non imita le cose ma è la cosa stessa.
Il complesso aspetto dell'architettura deve essere considerato da coloro che possono rendersi conto della sua natura e comprendere la sua essenza. Questi individui devono cercare le leggi del suo sviluppo, leggendo nell'analisi profonda, morfologica, antropologica e storica dei luoghi che si accingono a modificare. Il dialogo tra l'elemento funzionale e tecnico, da una parte, e quello estetico deve essere sempre diretto ed intimo; le esigenze d'uso rappresentano la ragione stessa della composizione architettonica, e l'edificato è il mezzo che consente la sua realizzazione. I materiali, i colori e gli elementi primari di quel meraviglioso "vocabolario" controllano la sensibilità, l'emozione e l'arte per concedere al costruito l'armonia delle forme, delle proporzioni e dell'ornato, facendone un'espressione simbolica.
Il tecnicismo si relaziona con la funzione dell'opera e con i complessi mezzi meccanici che possono attuarla, ma quando la modifica del luogo tocca gli intimi equilibri dei luoghi, non possiamo parlare di pura tecnica. Quando dagli aggruppamenti delle masse, dai confronti con l'ambiente, le geometrie, i colori, i materiali, gli elementi decorativi trasmettono al fruitore sentimenti, impressioni e emozioni che rientrano tutte nell'ordine estetico, allora entriamo in una dimensione diversa. Questi elementi sono necessari per il vivere dignitoso di un cittadino, così come lo è l'istruzione e un reddito sufficiente.
L'approccio alla progettazione e alla realizzazione dell'opera architettonica, indipendentemente dal suo fine utile (religioso, domestico, monumentale, pubblico, militare, funerario, scolastico, industriale, teatrale, alberghiero, residenziale, sportivo, ecc.), deve essere lo stesso. L'architettura oggi dispone di un vasto "vocabolario" di elementi costruttivi, materiali e tecniche, ma la chiave è come essi si compongono in frasi che costituiscono dei componimenti. Questo dipende da chi li compone e può diventare poesia, come quando un musicista compone sinfonie utilizzando le note.
A Scampia e allo ZEN, sembra mancare la "sensibilità" artistica o forse l'errore risiede nella mancata comprensione dei luoghi che si stanno modificando. Nonostante un Maestro dell'architettura abbia progettato queste strutture, la questione, a mio parere, è questa. La superficialità nell'analizzare i luoghi, lo stratificato storico composto da campi coltivati, case rurali e ville antiche e il paesaggio, insieme all'aderenza al "disegno" piuttosto che alla comprensione approfondita dei volumi, dei materiali e dei colori, ha contribuito al fallimento.
L'architettura è il lavoro dello spazio utilizzando un vocabolario ricco e interdisciplinare, colori e materiali, e elementi immateriali come l'estetica che non possono trascurare le emozioni. Questi sono gli elementi di base per un risultato accettabile. Sono necessarie persone preparate e sensibili, non alchimisti che costruiscono nuvole o edifici a pannocchia, parchi divertimento che cercano di stupire con giochi d'acqua e fontane musicate. Una buona architettura si riconosce quando è scelta come dimora da qualche Dio pagano, e si sente la sua presenza. Non solo i templi o le dimore signorili, ma tutto ciò che deriva da una modifica del luogo può essere scelto come dimora dal genio dei luoghi; radure, spiagge e boschi, già sono dimora di questi geni, se non avviene negli impianti sportivi, nelle case di edilizia popolare o nei condomini per civile abitazione, la colpa è nostra.